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Storia delle istituzioni educative
Per lui non c’era distinzione di dignità tra una storia tutta scritta e una tutta disegnata, sapeva che si poteva riflettere sull’uomo sia in endecasillabi che in strisce. (U. Eco in ricordo di E. Vittorini fondatore di “Il Politecnico”)
Uno degli esami più curiosi e coinvolgenti che ho affrontato sinora.
Seguendo la storia della stampa periodica per la gioventù e l’infanzia (o meglio per “le infanzie” come direbbe giustamente il Prof. Meda) si scopre come questa, dopo ripetuti e vani tentativi di boicottaggio, sia stata utilizzata dai principali movimenti politici italiani (tra il 1930 e il 1960) a scopi propagandistici.
Cercando di seguire l’evoluzione sia tecnica che di contenuti di questi periodici si fa un percorso attraverso la storia del fumetto scoprendo come questo, utilizzando un linguaggio subito fruibile ed accattivante per via dei colori e di quelle strane nuvolette che escono dalla bocca (balloon), sia stato strumento, si di divertimento e di svago ma molto più di propaganda e costruzione del consenso politico.
Attraverso lo studio dei principali periodici per ragazzi di quel periodo (Corriere dei piccoli, L’Avventuroso, L’Audace, Il Vittorioso, Il Pioniere …) e le vicende dei personaggi che ne animarono le pagine (Fortunello, Abetino, Cino e Franco, “Flasce”, Dick Fulmine, Tarzan, Dick Tracy, Mandrake, The Phantom, Superman, Li’l Albner, Johnny Hazard, Tillie, Ciclone, Gim Toro, Tex Willer, Pecos Bill, Asso di Picche, Chiodino, Atomino, Pantera bionda …) appaiono chiare, da una prospettiva per me completamente nuova, le vicende storiche sia del nostro paese che degli Stati Uniti d’America (da cui per lunghi periodi gli editori italiani hanno attinto a piene mani).
In cuor mio l’ho sempre sospettato ma ora, supportato da studi scientifici, posso affermare che erroneamente “i giornaletti” sono stati considerati e continuano ad esserlo, un sottoprodotto culturale.
Forse non sempre sono educativi o dotti ma, “leggendoli” attentamente, dentro ci troveremo la nostra società!
Ora vi saluto, sul comodino della mia stanza c’è l’ultimo albo di Dylan Dog che mi chiama!
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